LA DIETA NELLA PRATICA SPORTIVA

Per chiunque svolga attività sportiva l'alimentazione si differenzia da quella di una persona sedentaria soprattutto dal punto di vista quantitativo.
Ciò non toglie che le esigenze collegate al dispendio energetico e al recupero richiedano anche piccoli ma estremamente significativi adattamenti dal punto di vista qualitativo.
Nel contempo occorre considerare che l’alimentazione è un’azione prettamente individuale e perciò legata alle caratteristiche dei singoli soggetti in quanto individuali sono sia i dispendi che le capacità di recupero.
Non esiste perciò la razione del calciatore ma di quel calciatore, non della praticante di ginnastica aerobica ma di quella praticante.
Se una alimentazione, per quanto mirata alle esigenze dello sportivo, non consente di “creare” un campione, è altrettanto vero che un’alimentazione errata può compromettere le possibilità di successo di un agonista, così come può creare notevoli difficoltà anche al comune praticante.
PROTEINE
Il ricorso agli integratori nutrizionali è molto diffuso tra i praticanti sportivi a tutti i livelli, benché la letteratura scientifica non riporti dati certi sulle loro funzioni ed i loro effetti, così come vengono invece promossi al pubblico.
L’assunzione di singoli nutrienti sotto forma di integratori, in dosi massicce e per periodi prolungati, necessita di un attento controllo per i potenziali rischi in particolar modo quando associata a comportamenti dietetici squilibrati.
Tra i praticanti del body building è diffusa la convinzione che una dieta iperproteica, ulteriormente integrata con proteine purificate, costituisca il fattore fondamentale per lo sviluppo delle masse muscolari.
Il sovraccarico proteico tuttavia costituisce un fattore di rischio nei soggetti con problemi renali e può procurare, in tutti i soggetti, importanti danni a carico di fegato e reni.
E' importante sapere che chi segue una dieta iperproteica, soprattutto accompagnata dalla integrazione con proteine purificate, deve bere molta acqua, per diluire correttamente le urine, ed essere monitorato con attenzione, affinché un eccessivo e dannoso apporto proteico non danneggi l'organismo causando patologie epatiche e renali.
E' opportuno ricordare infine che la circolare del 7 giugno 1999, n.8, del Ministero della Salute (G.U. 135 del 11/6/1999) “Linee - guida sugli alimenti adattati ad un intenso sforzo muscolare soprattutto per gli sportivi” consiglia un apporto giornaliero di proteine (dieta più eventuali integratori) non superiore a 1,5 g/Kg di peso corporeo.
AMMINOACIDI
Gli studi sugli effetti della somministrazione di aminoacidi a catena ramificata hanno condotto a risultati molto contrastanti.
Alcuni indicano un effetto positivo di alcuni aminoacidi sulla secrezione dell’ormone somatotropo, del fattore di crescita insulino simile IGF-1 (somatomedina) e dell’insulina, mentre altri non hanno rilevato alcun effetto o, addirittura, hanno evidenziato un effetto negativo sulla sintesi post esercizio dell’ormone della crescita.
Pareri abbastanza concordi sono invece stati espressi riguardo agli effetti positivi sull’incremento della forza e della resistenza degli aminoacidi ramificati valina, leucina ed isoleucina, in quantità comprese tra 0,1 e 0,25 g/Kg di peso corporeo.
La circolare del Ministero della Sanità del 1999 consiglia un apporto giornaliero di aminoacidi a catena ramificata non superiore a 5 grammi.
CREATINA
La supplementazione con creatina nei praticanti sportivi persegue l’obiettivo di incrementare le riserve energetiche di fosfocreatina e, quindi, la capacità di svolgere attività di elevata intensità, come confermano i risultati di diverse ricerche; alcuni studi evidenziano tuttavia una risposta individuale molto differenziata.
Studi sperimentali hanno prospettato possibili rischi cancerogeni per somministrazioni di creatina ad alti dosaggi e molto prolungate nel tempo.
Le “Linee-guida sugli alimenti adattati ad un intenso sforzo muscolare soprattutto per gli sportivi” consigliano un apporto giornaliero di creatina non superiore ai 6 grammi e per un tempo di somministrazione non superiore a 30 giorni.
Fonte: Ministero della salute
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